SPIRIT, IL NUOVO ALBUM DEI DEPECHE MODE: UN VIAGGIO A RITROSO FINO ALLA DIVINA COMMEDIA DI DANTE.


Attenzione: creano dipendenza!

Dovrebbe esserci questo avvertimento sulla copertina dei dischi dei Depeche Mode: perché c’è troppo da sentire, troppo da capire, tante linee melodiche sovrapposte di cui godere. Più li ascolto più li ascolterei!
Io ad esempio non riesco a sentire le loro canzoni in macchina… è un ascolto riduttivo, troppo distratto con troppi rumori di fondo che coprono la complessità melodica e strumentale dei DM.
Questo valeva per i successi del passato - come "Walkin’ in my shoes" o "Wrong", le prime canzoni che mi vengono in mente -  e questo vale anche per il nuovo disco, “Spirit”, uscito il 17 marzo per la Columbia Records e già tanto discusso. 

A me piace, punto.

E’ un racconto disilluso della società moderna, una panoramica su una realtà desolante, una sintesi dello schifo che stiamo vivendo e che probabilmente continueremo a vivere. Lo abbiamo capito fin dal primo singolo “Where’ s the revolution” che alla base di questo album c’è una sorta di viaggio all’inferno, un viaggio che ci mostra la rabbia della gente, manipolata, calpestata nei propri diritti, avvolta nel terrore, nel fallimento e nell’inganno.  

“You’ve been kept down
You’ve been pushed ‘round
You’ve been lied to
You’ve been fed truths
Who’s making your decisions
You or your religion
Your government, your countries
You patriotic junkies
You’ve been pissed on
For too long
Your rights abused
Your views refused
They manipulate and threaten
With terror as a weapon
Scare you till you’re stupefied
Wear you down until you’re on their side”
E allora forza, bisogna reagire!
“Where’s the revolution
Come on people
You’re letting me down”.
Guerra, armi, corruzione della politica... leggendo questo testo mi sembra di sentire in lontananza le parole di Dante nella Divina Commedia ed in particolare nel Canto VI dell'Inferno e nel Canto VI del Purgatorio.
Vi ricordate quando Dante incontrava Ciacco, il quale definiva Firenze città piena di invidia devastata da continue lotte interne? 
«Dopo lunga tencione 
verranno al sangue, e la parte selvaggia 
caccerà l’altra con molta offensione. 
      Poi appresso convien che questa caggia 
infra tre soli, e che l’altra sormonti 
con la forza di tal che testé piaggia. 
      Alte terrà lungo tempo le fronti, 
tenendo l’altra sotto gravi pesi, 
come che di ciò pianga o che n’aonti. 
      Giusti son due, e non vi sono intesi; 
superbia, invidia e avarizia sono 
le tre faville c’hanno i cuori accesi». 
E si continuava la disamina politica nel Purgatorio quando entrava in scena Sordello da Goito, di fronte al quale Dante si lanciava in una dura invettiva contro l'Italia, ormai abbandonata a se stessa, preda di fazioni in guerra tra loro e luogo dove la corruzione regnava sovrana.
«O Mantoano, io son Sordello
de la tua terra!"; e l’un l’altro abbracciava. 
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello! 
Quell’anima gentil fu così presta,
sol per lo dolce suon de la sua terra,
di fare al cittadin suo quivi festa; 
e ora in te non stanno sanza guerra
li vivi tuoi, e l’un l’altro si rode
di quei ch’un muro e una fossa serra. 
Cerca, misera, intorno da le prode
le tue marine, e poi ti guarda in seno,
s’alcuna parte in te di pace gode. 
Che val perché ti racconciasse il freno
Iustinïano, se la sella è vòta?
Sanz’esso fora la vergogna meno.»

Sembra proprio che non sia cambiato molto dall'Italia di Dante, perfetta immagine per rappresentare il mondo contemporaneo! 

“We’re going backwards”, stiamo involvendo: il progresso tecnologico ci sta portando alla deriva e ci sta uccidendo, stiamo regredendo agli albori dell’universo… E i Depeche Mode ci accompagnano in questo ritorno al passato con ritmi decisi, quasi fossimo tutti in fila durante una marcia, come soldati, con l'eco di “nothing inside” che rimbomba nella testa... lungo, immenso... 
“We’re going backwards
Armed with new technology
Going backwards
To a cavemen mentality”... 
Svuotati, atrofizzati, le anime congelate, una massa di persone inerti e immobili dirette al patibolo per aver commesso “The worst crime”. Il brano inizia solo con la voce di Gahan accompagnata dalla chitarra, lento, maestoso,  essenziale, pulito: si riempie di suono e strumenti mano a mano che ci si avvicina al boia e nel momento in cui si giunge al suo cospetto sembra quasi che la batteria riproduca una raffica di colpi di fucile... una vera esecuzione. 
“Blame misinformation, misguided leaders
Apathetic hesitation, uneducated readers
For whatever reasons we now find ourselves in this
We are all charged with treason
And there’s no one left to hear
And oh, we had so much time
How could we commit the worst crime?”
Si chiude con “Scum”, con i suoi suoni sporchi, con le sue voci distorte, con un cuore pulsante e con le sue provocazioni – “Pull the trigger!” - questa prima parte del disco, così politicizzata e carica di tensione, e si alza il sipario su atmosfere più leggere, eteree, impalpabili, che dall’inferno più buio e lercio ti trasportano per qualche attimo in un mondo più privato, più introspettivo e intimo. 
“You move” è selvaggia e sexy, e ti trascina in atmosfere da locale notturno; segue “Cover me”, più morbida, leggera ed eterea all’ inizio, solo voce e tastiere, che si riempie via via di sonorità fino ad arrivare alla coda strumentale finale fatta di sole pulsazioni. 
Ed ecco “Eternal”, canzone da brivido. Un organo di sottofondo che tiene i bassi lunghi e legati, alcuni guizzi di pianoforte che si stagliano netti e taglienti sopra una melodia cupa e malinconica, e la voce solista soave e angelica di Martin Gore che contrasta decisamente con le sonorità quasi funebri di questo brano pieno di affetto e di dolcezza, che nasce dal nulla e in un paio di minuti si spegne e riscompare nel nulla. 
Altra menzione d'onore va a “Poison Heart”, una melodia che ti entra subito in testa e non se ne va più, cantabilissima, travolgente e passionale, ricca di quei suoni dissonanti che mi ricordano tanto quel capolavoro di “Wrong”; probabilmente destinata a diventare uno dei prossimi singoli di questo album, come potrà accadere anche per “So much love”, veloce, precisa, martellante, con elettronica e sintetizzatori fin dalla prima nota e quella frase cosi tipicamente politica ripetuta in coro da Gahan e Gore “you can despise me/ demonise me/ it satisfies me so/ there is so much love in me”. Con queste parole si ritorna al clima iniziale di denuncia del malessere sociale e del senso di fallimento, ingiustizia e decadenza che caratterizzano il nostro presente. 
In “Poorman” emerge il contrasto tra pulizia di suoni e la rabbia con cui la voce di Gahan racconta lo scenario allarmante che abbiamo davanti agli occhi, quasi come se fosse un grido d'aiuto:
“Hey, he’s on the road
Pushing along his heavy load
Heading for no fixed abode
Shuffling slow
Hey
Corporations get the breaks
Keeping almost everything they make
And tell us just how long it’s going to take
For it to trickle down
When will it trickle down?”
Passiamo attraverso i bassi pieni e oscuri di “No more (The last time)”, presa di coscienza disillusa con un ritornello indimenticabile, per arrivare ad un finale di assoluto pessimismo che ha sapori decisamente leopardiani.
“People, do we call this trying?
We’re hopeless, forget the denying
Our souls are corrupt
Our minds are messed up
Our consciences, bankrupt
Oh, we’re fucked...
People, how are we coping?
It’s futile to even to even start hoping
That justice will prevail
That truth will tip the scales
Our dignity has sailed
Oh, we’ve failed”.
Suoni bui, inquietanti, quasi da film dell'orrore per sottolineare l'unica certezza che abbiamo: siamo falliti! Una amara realtà raccontata con sonorità esattamente contrastanti a quelle iniziali, più aperte e leggere che dipingono un clima carico di rassegnazione... sembra addirittura di sentire i rintocchi delle campane...
Lo stile unico dei Depeche Mode per un nuovo disco che vi ipnotizzerà!!! 

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