FORESTI NELLA NOTTE...
"Gli
uomini di genio mi sembrano più fatti per rovesciare o per fondare degli stati,
che non per mantenerli, o per ristabilire l’ordine, piuttosto che adeguarsi...
Il genio è un puro dono della natura… non ha velleità di esibirsi, ma
trasmette emozioni… Nelle Arti, nelle Scienze, negli affari, il genio sembra
cambiare la natura delle cose, i suoi tratti permeano tutto ciò che tocca, le
sue luci si proiettano al di là del passato e del presente, per rischiarare
l’avvenire: procede più spedito del suo secolo che non ce la fa a stare al suo
passo... L’uomo comune guarda senza vedere; l’uomo di genio percepisce così
rapidamente, che sembra non aver neppure bisogno di guardare.». Così si espresse Diderot.
E proseguì
Richet: "Manifestano delle idee che
altri uomini non hanno mai avuto e non potranno mai avere. Sono dei precursori,
degli originali. Per me il vero e unico segno distintivo degli uomini di genio
sembra essere l’originalità. Essi vedono di più, meglio, e soprattutto in modo
diverso dagli uomini comuni".
Di chi stavano
parlando Diderot e Richet? Di Stefano Bollani? Sicuramente no per logici motivi
temporali, sicuramente sì se fossero saliti su una macchina del tempo e si
fossero teletrasportati tra il pubblico del Teatro Regio di Parma venerdì 20
maggio!
Pensate che
parlare di genio sia azzardato? Mah, io non credo!
Chi è in grado di
plasmare la musica con la semplicità con cui noi comuni mortali beviamo un
bicchier d'acqua, dando nuove vesti e nuovi colori alla Rapsodia in Blu di Gershwin che abbiamo sentito fondersi alle note
di Jeeg Robot e Occhi di gatto, voi non lo definireste un genio?
Una mano sulla
tastiera di un pianoforte a coda, una mano su una Fender Rhodes e Bollani ti
catapulta in atmosfere magiche in cui le sonorità jazz tipiche degli anni '50
si mescolano a melodie classiche, virtuosismi, vertiginose acrobazie e
improvvisazioni che solo un grande Maestro può fare!
La musica diventa
una e una soltanto, pura e incontaminata… si sgretolano le barriere tra i generi... Solo
un flusso inarrestabile di note e maestria che shakerate alla perfezione danno
vita ad un cocktail veramente esplosivo!
Ma il genio va
oltre...
E ti stupisce
ancora come se non lo avesse fatto già abbastanza!
Prendi il testo
inglese di una qualunque canzone, una di quelle che hanno fatto la storia della
musica internazionale, e traduci letteralmente in una lingua a te più familiare
tutte quelle parole che appaiono aulicissime al comune orecchio. Così il
significato profondo del testo finalmente ti sarà chiaro!
Quindi traduciamo
in italiano?
No no: solo “vernacolese”,
please!
Il nuovo titolo di
“Let it be” dei Beatles? “Lascia fare”.
“I will survive” di Aretha Franklin”? Si
trasformerà nel trionfalissimo “E ce la
fo!”
E infine la
delicatissima "Strangers in the
night" che in vernacolese suonerà così: “Foresti nella notte… ci si guardava… ci si garbava… foresti nella
notte…” . Quanta poesia!!!
Tecnica, agilità,
cultura, sensibilità, raffinatezza, capacità di destrutturare e ricomporre
all'istante: ecco i mille volti di un pianista, attore, cantante,
intrattenitore ironico e sagace che pizzica le corde del pianoforte quando i
tasti non gli bastano più!
Stefano Bollani in
una parola sola... Un "alieno"?
Chissà!
di Francesca
Bonacini
Commenti
Posta un commento